L’editoriale di ClicLavoro Veneto: mismatch e labour shortage, una questione di chiavi e serrature

Mancanza di lavoratori, difficoltà di reclutamento, attrattività dei posti di lavoro e gli altri fattori del disallineamento tra competenze richieste dal mondo produttivo e competenze possedute dalla forza lavoro

 

Immaginiamo un mercato del lavoro perfettamente funzionante come una serie di serrature, ciascuna delle quali viene aperta dalla propria chiave, senza sforzi o ritardi. In questo scenario ideale, ogni serratura rappresenta un posto di lavoro con requisiti specifici e ogni chiave un lavoratore con le competenze esatte per soddisfare tali esigenze. Nella realtà, però, le chiavi di cui disponiamo sono sia limitate nel numero, sia di una forma non adatta ad entrare nella toppa. Fuor di metafora, le situazioni di labour shortage sono alimentate sia dalla mancanza di lavoratori tout court, sia dalla difficoltà a reclutare risorse con le caratteristiche, competenze e disponibilità “giuste” per far fronte al fabbisogno occupazionale di un certo territorio.

Sono questi i temi che hanno rappresentato la cornice del confronto tra esperti durante il 19° Incontro Annuale dello European Network of Regional Labour Market Monitoring – EN RLMM, tenutosi a Lugano il 5 e 6 settembre 2024, a cui ha partecipato anche l’Osservatorio regionale sul mercato del lavoro di Veneto Lavoro. L’evento, tenutosi presso l’Università della Svizzera Italiana in collaborazione con il Segretariato Statale per gli Affari Economici (SECO) della Svizzera e il patrocinio dell’OECD-Leed Programme, ha avuto come scopo approfondire ed elaborare strategie rilevanti per il monitoraggio dei fenomeni e dei processi evolutivi in atto nei mercati del lavoro regionali e locali.

Nelle due giornate di lavori, dedicate all’approfondimento delle diverse esperienze e tentativi di misurazione del labour and skills shortage e alle diverse strategie adottate per tradurre la conoscenza in piani di intervento realmente efficaci e coerenti con i fabbisogni dei territori, molti sono stati gli spunti di riflessione e le prospettive emerse durante il confronto. L’indicatore più comunemente utilizzato per misurare quantitativamente il fenomeno del labour shortage è il rapporto tra posti vacanti e disoccupati. Lo studio presentato dal dipartimento di ricerca sul mercato del lavoro dei servizi per l’impiego dei Paesi Bassi ha messo in correlazione questo indicatore con un set di altri indicatori in 30 paesi europei, dimostrandone l’efficacia. I risultati di questa analisi mostrano che la Germania è il paese che nel 2023 – nonostante la situazione congiunturale – presenta minori difficoltà, all’opposto Romania, Grecia e Spagna risultano in fondo alla classifica; l’Italia si posiziona al 21° posto. Una variante dell’indicatore proposta da uno studio OCSE in fase di pubblicazione – che pone al denominatore gli occupati al posto dei disoccupati – ha messo in luce che nel 2022, nei paesi UE, le difficoltà di reclutamento riguardano sia le professioni più qualificate (come analisti e sviluppatori di software) che quelle meno qualificate (operai generici ad esempio del comparto manifatturiero, autisti, magazzinieri), a differenza degli Stati Uniti dove le carenze maggiori si registrano soprattutto per i profili professionali più alti (in primis professionisti in ambito sanitario). Emerge inoltre che le situazioni di labour shortage sono particolarmente pronunciate in concomitanza dei profili occupazionali considerati strategici per la transizione verde e digitale, rappresentando un deterrente per gli investimenti in questi settori strategici e, conseguentemente, per la crescita delle economie locali.

Il disallineamento tra le competenze dei disponibili e quelle richieste dalle aziende è sicuramente una delle principali forme di mismatch che contribuisce a generare situazioni di labour shortage nel mercato del lavoro di diversi Paesi e regioni europee. A tal proposito, particolarmente interessanti (anche se ancora con dei limiti) risultano gli studi esplorativi che utilizzano il machine learning per analizzare le online job vacancies con l’obiettivo di prevedere i fabbisogni di competenze. Questa pratica è diventata sempre più comune negli ultimi anni grazie all’enorme quantità di dati disponibili online e ai progressi nelle tecniche di intelligenza artificiale.

All’interno della conferenza, l’Osservatorio di Veneto Lavoro ha partecipato ad un panel di discussione presentando l’articolo “Exploring labour market mismatch(es) in the Veneto region: key evidence and insights from the perspective of regional PES” – pubblicato nel volume “Shortages of Labour and Skills” – mettendo in luce alcune delle principali evidenze emerse dagli approfondimenti condotti e in corso, focalizzati sui processi di ricerca di lavoro da parte degli utenti che si rivolgono ai Centri per l’impiego del Veneto e su quelli di recruiting portati avanti dalle aziende del territorio. Per quanto riguarda il contesto veneto, l’indagine Excelsior sui programmi occupazionali delle imprese evidenzia che il 51,5% delle entrate previste per settembre 2024 riguarda figure giudicate di difficile reperimento. Il contributo dell’Osservatorio ha messo in luce come, al di là di quello che ci dicono le statistiche ufficiali, la combinazione di macro-fattori – dinamiche demografiche, congiuntura economica, trasformazioni del sistema produttivo, transizione verde e digitale ecc. – con micro-fattori legati alle peculiarità del contesto territoriale e agli attori coinvolti renda il mismatch un fenomeno complesso e sfaccettato. Oltre al disallineamento delle competenze richieste dalle aziende e possedute dalla forza lavoro disponibile, entrano quindi in gioco altri aspetti legati alle prassi, alle modalità e ai canali di reclutamento, al contenuto e all’attrattività delle offerte di lavoro, ma anche alla percezione reciproca degli attori e al consolidamento di stereotipi e pregiudizi dovuti ad una scarsa consapevolezza delle dinamiche e trasformazioni del mercato del lavoro.

Continuare a presidiare e a confrontarsi con altre realtà nazionali ed internazionali su questo fenomeno è essenziale per trovare soluzioni sempre più efficaci non solo per “sbloccare” le chiavi che si inceppano nelle serrature del mercato del lavoro, ma anche per creare sempre più chiavi passepartout in grado di aprire più di una sola porta e, magari, costruire degli strumenti che intervengano nei meccanismi delle serrature, modificandole e rendendole più adatte alle chiavi disponibili.

 

Francesca Nadalin, ricercatrice dell’Osservatorio regionale Mercato del Lavoro – Veneto Lavoro

 

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FONTE: https://www.cliclavoroveneto.it/en/-/editoriale-clv-mismatch-labour-shortage